Da sempre la speranza di una vita migliore ha mosso le genti. Giovani sono i ragazzi che, separati dai loro affetti, partono con lo scopo di apprendere, imparare, conoscere i segreti di questo mondo e da loro trarne strumento di vita, mezzo attraverso il quale contribuire allo sviluppo dell’umanità, con la speranza di un futuro dignitoso.
Penso alla mia permanenza a Buenos Aires, in Argentina, a tutte le persone che mi rivolgevano la parola, carpendo la mia provenienza dal mio accento italiano, abbozzando qualche frase e scavando nella loro mente alla ricerca di termini quasi dimenticati, col sorriso di chi risvegliava ricordi lontani, di antenati emigrati, di un passato che fu.
A chi parte con lo sguardo rivolto all'orizzonte, lasciandosi alle spalle la propria terra natia, offro un pensiero di rispetto e ammirazione. In loro vedo il coraggio di abbandonare il conosciuto per abbracciare l'incerto, la forza di lasciarsi alle spalle radici profonde per inseguire il sogno di una vita migliore.
Chi va si fa navigatore di un mare sconosciuto, sospinto dal desiderio di costruire, di trovare, di essere. Come disse Nietzsche attraverso il suo Zarathustra, “Chi è perduto al mondo conquista il proprio mondo”.
Ode a coloro che vanno e che non si voltano, a chi riesce nell’impresa in cui Orfeo ha fallito., preso dall'irresistibile desiderio di contemplare il volto amato. A chi, come lui, percorre la lenta risalita verso la vita.
A chi parte va il mio sincero augurio di trovare terre fertili dove piantare nuovi semi.